Lo smart working minaccia il futuro della ristorazione collettiva (Affaritaliani, 29 ottobre 2020)

Affaritaliani

Le misure di contenimento imposte dalla pandemia stanno mettendo in ginocchio un settore come quello della ristorazione collettiva, che nel 2022 rischia di sparire in assenza di interventi mirati e tempestivi. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione, Carlo Scarsciotti, che, numeri alla mano, traccia un quadro a tinte fosche del comparto proprio mentre la seconda ondata di contagi rimette in discussione i timidi segnali di ripresa registrati nei mesi scorsi:”Facendo un rapporto coi dati macroeconomici che prevedono un calo del Pil del 9%, il quadro della ristorazione collettiva è drammatico e inquietante, è quanto emerge dal secondo rapporto Oricon che dà una previsione di calo del fatturato di un terzo a fine 2020 che significa un 1,4 mld di ricavi e mal contati 290 milioni di pasti”.Nei primi otto mesi di quest’anno la ristorazione collettiva, stando ai dati della Seconda Indagine Oricon, ha registrato un calo del 37% del fatturato, che corrisponde a circa un miliardo di euro e 210milioni di pasti in meno. Un dato nel quale pesa la ristorazione scolastica che, con la sospensione anticipata delle lezioni, ha perso tra gennaio e agosto il 60% dei suoi ricavi. In prospettiva, sulla scuola il calo atteso a fine anno è del 51%, eppure non sono questi i numeri che agitano di più il comparto:”Quello che ci preoccupa di più è la parte aziendale perché nell’aziendale noi avevamo previsto una timida ripresa e invece con lo smartworking abbiamo un 40% in meno di ricavi che vale circa 500 milioni, è un settore che rischia di non rialzarsi più”.Ad oggi in Italia ci sono circa 4 milioni di persone che lavorano da remoto, una realtà che vanifica gli accenni di ripresa palesatisi a maggio e giugno col rientro seppure parziale sui luoghi di lavoro. E le prospettive non sono rosee per il comparto se come emerso da una ricerca dell’Associazione direttori del personale oltre il 68% del campione prolungherà lo smart working oltre la fine dello stato di emergenza:”Nel settore dei ristoranti aziendali il 40% del fatturato lo abbiamo perso quest’anno, se continua così nel 2021 ne perderemo altrettanto nel 2022 la ristorazione aziendale non esisterà più. Esisterà soltanto il ristorante aziendale nei settori manifatturieri e anche lì le strutture amministrative sono in smartworking per cui ho detto prima che è inquietante abbiamo mense aperte per gli operai e non per gli impiegati”.Il calo dei ricavi nella ristorazione collettiva, che in Italia conta 1.000 aziende e un totale di 96 mila addetti, ha una immediata e pericolosa ricaduta occupazionale”A settembre fra tutti i settori avevamo 39mila persone in cig o in assegno ordinario, se dovesse crollare la ristorazione aziendale perderemmo 20mila posti di lavoro posti di lavoro a tempo indeterminato e per l’80% donne. Quindi è un disastro dal punto di vista sociale importante”.Di qui un appello a governo e istituzioni affinchè intervengano a sostegno del settore. Quello che chiedono le aziende della ristorazione collettiva è l’accesso a una integrazione salariale straordinaria indipendentemente dal ricorso all’integrazione, ordinaria o straordinaria, dell’azienda che appalta il servizio e l’inserimento del comparto tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia secondo quanto previsto dal Dpcm del 24 ottobre. Ma non solo:”Noi per il distanziamento e per le ore di lavoro in più abbiamo circa 80 centesimi in più circa un 20% noi chiediamo a governo ed enti locali che vengano superati i patti di stabilità e vengano rese indenni le aziende di questi extracosti rispetto al dramma che stiamo vivendo come perdita di ricavi”.

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